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Scarse cure domiciliari e troppa migrazione, il Sud in crisi

Sanità pubblica Redazione DottNet | 21/11/2019 14:16

I pazienti lanciano un appello: 800mila gli ammalati diretti dal Sud al Nord ogni anno

Cure domiciliari in affanno e una migrazione sanitaria che coinvolge 800.000 pazienti l'anno, diretti dal Sud verso le regioni del Nord. A fare il punto sulle criticità che affrontano i malati e le possibili soluzioni, il convegno "Curare è prendersi cura. La salute al centro", organizzato dall'Associazione Italiana contro Leucemie (Ail), che si è tenuto giovedì scorso a Roma. 

Secondo il Rapporto sui ricoveri ospedalieri 2017 (SDO) in Italia, nel 2016, sono stati 800mila i ricoveri fuori regione dovuti, nella maggior parte dei casi, all'impossibilità di fruire delle prestazioni in quella di residenza. Mentre l'Istat ha rilevato che circa un over 65 su 10 fa fatica o rinuncia a curarsi per le distanze da percorrere dai piccoli ai grandi centri urbani. "Le migrazioni sanitarie comporta diverse difficoltà, dall'ospitalità al pagamento dei costi di trasferimento tra casa e ospedale. Lo scopo del convegno - osserva Sergio Amadori - presidente nazionale Ail - è discutere di questo con le istituzioni, perché è fondamentale il dialogo per rendere sempre meno pesante la malattia, nel momento in cui si lavora al nuovo Patto per la salute". Tra i temi affrontati, le cure a domicilio che, osserva Claudio Cartoni, ematologo del Policlinico Umberto Primo di Roma, "richiedono competenze specifiche assistenziali. Ma gli attuali Livelli Essenziali di Assistenza non consentono di coprire tutti i profili necessari, creando una zona grigia tra cure primarie e cure palliative".

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Momento di confronto sui servizi alla persona, l'evento ha visto confrontarsi realtà del Terzo Settore che, in questi anni, hanno compiuto percorsi virtuosi, come l'Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism). "L'Aism - spiega il presidente Francesco Vacca - ha iniziato creando la Carta dei diritti delle Persone con Sclerosi Multipla, da cui è nata un'Agenda di priorità e un Barometro, che descrive anno per anno la situazione dei malati. Con questi strumenti monitoriamo la condizione dei pazienti a 360 gradi, dalla ricerca alle cure per il dolore, fino alle condizioni lavorative".

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